venerdì 25 agosto 2017

A Mente Libera




A MENTE LIBERA


Sono oramai convinto che molti limiti che ci poniamo o che ci pongono (od impongono) siano solo psicologici. Ci hanno messo molto tempo i ‘miei guru’ a convincermene (sono uno zuccone), ma alla fine ce l’hanno fatta.
Ce l'hanno fatta portandomi esempi di molti uomini e donne (non solo atleti) che hanno superato questi muri 'ideali' e subito dopo di loro molti altri, quasi con facilità, li hanno raggiunti se non superati! Erano quindi asticelle psicologiche e non fisiche. 

Non voglio certo mettermi a questi livelli, me ne guardo bene (!), ma ho iniziato dicendo questo solo per far capire con quale spirito, io (e credo anche il più matto e forte di me: Michele Debertolis), Domenica scorsa, mi sono avvicinato a fare la Palaronda Trek Hard in giornata (circa 49Km; 4000 D+; 6 salite; 3 Ferrate; 2 sentieri attrezzati, etc.). Mi sono avvicinato con uno spirito di avventura, di esplorazione, di timore … che fluiva poi tutto in adrenalina! Un po’ come gli alpinisti che tracciano per primi la 'loro' via. 

Non abbiamo cercato un impresa o un record, né correvamo contro il tempo (noi ci abbiamo messo 14 ore e 15 minuti, ma abbiamo ‘lasciato sul terreno’ una buona ora e mezza, che chi percorrerà lo stesso itinerario con agonismo e competizione potrà limare), abbiamo voluto invece cercare un ‘terreno vergine’ per spostare un’asticella (non me la sento di chiamarlo limite), affinché poi altri abbiano voglia di provarci. Dopo di noi si sa che si può fare, e mi aspetto venga ripetuta se non migliorata la nostra prestazione!


Detto ciò, mi sposto su un altro discorso, che però è collegato a quanto ho fatto Domenica (visto anche il forte dibattito che è attualmente in corso): sul ‘materiale obbligatorio’ disposto con ordinanza comunale da parte del sindaco di Saint Gervais per salire il Monte Bianco dalla via normale francese. 
Voglio fare una precisazione sul mio modo di andare in montagna, agganciandomi proprio a questo.

Ho da tempo preso la strada del Fast & Light (veloce e leggero … alla Kilian – altro ‘abbattitore di limiti’ -), e mi sento nel partito della ‘montagna come terreno di libertà’ e non di vincoli e restrizioni. Però, …. c’è un però.

Io sono arrivato a questo, dopo una lungo percorso. Nulla si improvvisa e dietro ad ogni exploit, anche di Kilian, c’è tanto lavoro, sacrificio, cultura. Ecco forse proprio la cultura manca.
La montagna, l’alpinismo hanno intrinseco il concetto di rischio. Sono portatori di rischio. L’ambiente è pericoloso (e va conosciuto), il meteo può cambiare velocemente (e va letto), la fatica incombe (e va gestita), gli imprevisti sono ampiamente possibili (e vanno ‘previsti’, pianificando vie di fuga). Non potremmo sicuramente avere il controllo assoluto dei rischi, ma possiamo minimizzarli, dobbiamo minimizzarli e … sapere quando tornare indietro (cosa psicologicamente sempre più difficile). Bisogna studiare, applicarsi, provare, scegliere i materiali e l'attrezzatura idonei (per noi e per la montagna scelta) e, all'inizio, magari anche i compagni giusti.

Come dico sempre, non possiamo abbassare la montagna al nostro livello, ma dobbiamo noi innalzarci ad essa: con un approccio umile, innalzando la nostra preparazione, acquisendo conoscenze ed esperienza. E’ un processo. E’ una pianificazione. E’ quella ‘gavetta’ che nessuno più vuol fare. Io sono felice di aver incrociato ‘guru’ che mi hanno motivato ma anche, e soprattutto, quelli che mi hanno ‘steccato’ quando era giusto farlo.

Anche oggi dovrebbe essere così …
... ed io spero di essere una persona così, pur sapendo di non piacere a tanti.

Tornando alle regole, non possiamo appiattire i nostri comportamenti con delle ordinanze; ognuno ha un vissuto particolare non omologabile ed in base a questo pianificherà la sua ‘gita’ in montagna. Poco tempo fa ho portato mio figlio in un difficile tracciato in montagna. Dopo questa esperienza, cose che prima gli sembravano difficili, ora gli risultano delle ‘banalità’. Non posso dirgli di fare attenzione come prima sullo stesso precedente percorso, lui è diverso, ora è ‘più esperto’. Tutto è relativo. 

Voglio chiudere con una provocazione (neanche tanto): pianifichiamo un’uscita pensando che nessuno ci verrà a prendere (basta con il Soccorso Alpino come la colonnina che si trova in Autostrada e la si suona con semplicità), pianifichiamo l'uscita prendendoci le nostre responsabilità, pensando che qualsiasi cosa accadrà dovremo cercare di uscirne con le nostre forze. Vedrete che ridurremo il rischio delle uscite: aumentando la nostra preparazione o diminuendo le difficoltà del luogo o del percorso prescelto. 

Vuoi essere libero, siilo davvero! 

E se vuoi prendere maggiori rischi fallo consapevole di mettere in gioco la tua sola vita e non quella di altri. La libertà assoluta che molti stanno chiedendo a gran voce ha un prezzo: la responsabilità. 

Io 'gioco' così.