giovedì 28 aprile 2016

Sei un Trail Runner ?

Primiero San Martino di Castrozza (TN)
29 aprile 2016


Chi è nato prima?
È nato prima il Trail Running o le gare di Trail Running?

A me sembra che sia invalsa l'idea che un Trail Runner è colui che partecipa a gare di  Trail Running.
Vorrei invece dare la giusta collocazione a questo sostantivo: "il Trail Running è una specialità della corsa a piedi che si svolge su sentieri in natura (montagne, deserto, bosco, pianura e collina) con tratti pavimentati o di asfalto limitati, che al massimo e in ogni caso non devono eccedere il 20% del totale della lunghezza del percorso." 
In tutte le definizioni di Trail Running, giustamente, non si fa riferimento all'agonismo o alle gare. 
Anzi...

....ma prova a seguire il mio ragionamento:

"Il termine trail appartiene alla lingua inglese col significato di 'traccia', 'pista', 'sentiero'. Il termine fu inizialmente adoperato dagli emigranti negli USA del 19° secolo per indicare i percorsi aperti nei nuovi territori in via di esplorazione, come per esempio l'Oregon Trail o il California Trail. Il termine è stato successivamente ripreso per indicare un generico sentiero naturale che unisce posti lontani, come ad esempio l'Appalachian Trail o il più recente Pacific Crest Trail." [Wikipedia]

Lungo una porzione di uno di questi trail, nel 1977, fu organizzata una delle prime corse di Trail Running (scarica History Trail - NdA): il Western States Trail, che unisce Salt Lake City nello Utah a Sacramento in California. Quello che poi diventerà la Western States Endurance Run; una delle gare di corsa a piedi di 100 miglia (circa 161 km) più famosa d'America. A questa seguirono altre competizioni simili, contraddistinte inizialmente dalla qualificazione di "Endurance Run", ovvero "corsa di resistenza". Quindi, il Trail Running esisteva già da tempo quando la disciplina divenne una gara. 
Anzi...sono le gare che fanno proprie le 'regole' del trail, che tuttora sono oggetto di sistemazione. 
Infatti, la ITRA (International Trail Running Association), organizzazione sportiva internazionale sorta nel luglio 2013, ha tenuto recentemente la sua prima conferenza, il 3 settembre 2012 a Courmayeur, con partecipanti provenienti da 18 paesi nel mondo. Il risultato di tale conferenza è stato quello di proporre una definizione internazionale di 'trail running'; una carta etica delle competizioni; una politica in fatto di salute e antidoping; un sistema in tema di valutazione internazionale delle competizioni; una gestione ragionevole degli atleti di spicco. 
Ma è la 'gara' che riceve dalla ITRA la maggior attenzione. 
"Il percorso di una competizione di trail running può essere di vario genere: sentiero roccioso; sentiero di bosco (sentiero largo oppure single track); strade sterrate; con eventualmente tratti pavimentati o di asfalto limitati, e che non devono eccedere il 20% del totale della lunghezza. Il percorso deve essere correttamente segnalato. La corsa è idealmente, ma non necessariamente, in semi-autosufficienza o autosufficienza idrica e alimentare, e sempre nel rispetto dell'etica sportiva, onestà, solidarietà e nel massimo rispetto dell'ambiente in cui si corre. Questi percorsi si snodano su sentieri inaccessibili per diversi chilometri, di solito, ed attraversano colline, montagne, altopiani, boschi ed in generale remote zone naturali. La natura stessa del percorso rende il trail running particolarmente impegnativo sia per il profilo altimetrico che per la tipologia di terreno sconnesso sul quale si corre."
Insomma hanno cercato di far entrare nella disciplina agonistica quello che è lo 'SPIRITOTRAIL'....forse generando l'equivoco di partenza: chi fa del Trail Running è già in possesso dello spirito della disciplina, e sono le gare e gli organizzatori a doverlo replicare....sono queste ultime a dover dimostrare di essere 'Trail Runner Race'! 

Mi sembra evidente che c'è tutta una filosofia dietro al Trail Running!  Una filosofia che si nutre anche di aspetti etici quali:
Autenticità: il trail running è un'attività autentica nel senso che è praticata in armonia con la natura e con gli altri, all'insegna della semplicità, della convivialità e del rispetto per ogni tipo di differenza.
Umiltà: che consiste nell'accettazione dei propri limiti al cospetto della natura, e nella consapevolezza dei rischi che questa può presentare.
Fair play: basato sulla lealtà sportiva nella competizione, sul rispetto delle regole e sulla mutua solidarietà con gli altri concorrenti.
Equità: che si manifesta nell'offrire indistintamente a tutti i concorrenti gli stessi benefici indipendentemente dalle loro capacità.
Rispetto: rispetto per la natura, per gli altri concorrenti e non ultimo, per se stessi.

Oltre ad uno sport (o forse è lo Sport) è uno stile di vita, un modo di vivere la corsa, prima che una competizione. Le competizioni sono altro, o meglio, dovrebbero essere le migliori interpreti di questo modo di correre, di questa disciplina, di questa filosofia. Di questo 'spiritotrail'. Siate dunque selettivi! E vivete il Trail Running ogni giorno, al di là delle 'competizioni'.

È bello, credo a questo punto, poter immaginare che forse c'è tanto 'popolo' trail (o forse di più) che non gareggia e che ama solo correre in natura, di quanto ce n'è che riempie Facebook di foto di traguardi e risultati cronometrici!

PS. Infine mi domando, ma facciamo Trail Running  per la medaglia di finisher o perché ci piace questo sport? Partecipiamo per vederci su una lista con un tempo cronometrico di fianco o perché ci piace correre in natura? Per il pacco gara (che paghiamo profumatamente) o per le emozioni che viviamo in compagnia? 
Perché allora non cominciare a selezionare ed essere critici sulle gare e non organizzare dei flash-mob senza premi e classifiche, organizzazioni e volontari, e godersi la corsa in centinaia di persone, così solo perché ci piace? 
Può essere un'idea?


domenica 3 aprile 2016

Alpin Running

Bassano del Grappa (VI)
13 Maggio 2016


Si scrive RunBikeClimb ma si legge Alpin Running
Un modo di andare per Dolomiti che mi appartiene...un ritorno alle origini?

Non è corsa e non è alpinismo, ma una via di mezzo, su itinerari senza grosse difficoltà tecniche e soprattutto senza chili di troppo. Viene definita la nuova moda in stile Killian, ma siamo sicuri? Non è che tutto sia figlio della sua epoca?
Ricordo di aver iniziato a 'correre' in montagna con un amico, Enrico Ferraro, con il quale percorrevamo lunghi itinerari nelle Dolomiti, concatenando cime e ferrate. Ci divertiva godere dei luoghi e dei panorami, ma anche ridurre i tempi di percorrenza indicati 'ufficialmente' dal Club Alpino Italiano. Da alpinisti e rocciatori cercavamo itinerari tecnici che ci facessero sì divertire...ma anche impegnare. Non esistevano ancora gare 'ufficiali'.
Ovviamente utilizzavamo i materiali che gli anni '80/'90 ci offrivano. I produttori non puntavano sulla leggerezza come oggi, ma sulla sicurezza, binomio che solo ora, con grandi investimenti e ricerche tecnologiche, le aziende ci offrono.

Qualche anno fa ho guardato con simpatia la nascita dei Trail Autogestiti, che nella mia visione (forse miope) non sono altro che le normali gite/uscite in montagna, con lo zaino, che da sempre innumerevoli escursionisti fanno. Certo è cambiata forse l'andatura. Ma non ne sarei totalmente sicuro! Voglio dire che quello che è cambiato sicuramente sono i materiali: più leggeri, più performanti, più sicuri, aiutandoci ad essere più veloci, più rapidi. Ma per il resto chiamiamo con nomi nuovi cose 'vecchie'. 

Mi colpisce la frenesia che si sta muovendo intorno al modo di andare in montagna di Killian e che molti stanno adottando, imitando. Negli anni passati altri 'alpinisti veloci' hanno realizzato imprese simili (Brunod, Messner, Profit, etc.), ma quello che Kilian trasmette (consapevolmente o inconsapevolmente) è la facilità e la semplicità con cui fa queste ascensioni.
Ma siamo sicuri sia così? 

Credo che dietro a queste 'imprese' ci sia tanto allenamento, sacrificio, profonda conoscenza di sé e della montagna. Molta passione e precisione! 
Imitarlo? 

Per me è un 'ritorno alle origini'...cambiando l'involucro, il packaging...e il nome, ma è quello che praticavo con Enrico già negli anni '80/'90. Non credo quindi sia solo l'effetto Killian. È la somma di tutto il mio bagaglio esperienziale in montagna che mi ha portato al RunBikeClimb (o AlpinRunning): un punto di sintesi. 

Le aziende spingono molto su prodotti sempre più leggeri e sicuri, e questo allarga il bacino di persone che si appassionano a questo andare in montagna. I nuovi materiali aiutato ad essere più veloce; ad avere imbrago, caschetto, zaino, più leggeri e sicuri; le scarpe sono più reattive, miglior grip e l'abbigliamento si adatta meglio alle condizioni meteo variabili. 
Gli slogan, i video, le pubblicità dei principali marchi outdoor portano a conoscere questa filosofia a più persone ed il bacino di praticanti si allarga.
Attenzione però, l'andatura (la velocità), la lunghezza dell'itinerario programmato, le difficoltà scelte, devono essere correlate non ai 'magici' materiali ma alle capacità e all'esperienza di ciascuno di noi.

Dimenticando poi il cronometro in queste uscite (almeno per noi non prof), c'è tutto un mondo da esplorare e tra questo i nostri propri limiti...fatene un vostro obiettivo.

E' così che io mi diverto ad 'inventare' giri ed uscite che hanno tutto il sapore vintage ma che trovo ora godono di un inaspettata giovinezza!

RUN FREE TO THE TOP OF THE MOUNTAIN