mercoledì 16 marzo 2016

I corridori dell'inutile

Bassano del Grappa (VI)
13 marzo 2016


I corridori dell'inutile
Riflessioni sull'inutilità della Corsa in Montagna

Sistemando alcuni scaffali ho rivisto e sfogliato libri risalenti al periodo in cui mi affacciavo all'alpinismo, libri fondamentali nella cultura alpinistica.
Di libri di montagna ne ho letti e ne leggo tanti. Le emozioni che mi fanno vivere si intersecano ai momenti, agli affetti, ai panorami, che di volta in volta ho potuto realmente vivere e che ritrovo nei momenti di lettura. 

In uno di questi libri, 'I Conquistatori dell'Inutile', Lionel Terray riesce a profondere una tale densità di emozioni che, questa sua biografia pubblicata nel 1961, diviene un classico da leggere per chi ama andare in montagna. Nelle pagine di Terray c'è la montagna in toto: dallo sci con cui inizia, giovane squattrinato, al cercare di trovare un momento di equilibrio nella vita anche sotto il profilo economico, alle prime arrampicate condotte con amici sempre diversi e poi in coppia con alpinisti indimenticabili. Passano con una velocità impercettibile montagne aspre e taglienti come coltelli acuminati: viene vinto l'Eiger, lo Sperone Walker,  il Pizzo Badile, per arrivare poi all'Annapurna di Herzog ed al Fitz Roy, in una cavalcata alpinistica che non termina mai. 
A volte la penna dell'alpinista lascia intravedere profondi squarci dell'anima dell'uomo che non sa darsi pace e non sa godere di un solo momento della propria vita in cui potersi fermare pochi battiti di ciglia e respirare la montagna nella sua purezza. Con saggezza ed estrema lucidità fa però capire come tutto questo sia effimero....appunto, inutile.

La verità spesso è crudele e fa male, ma è oggettiva: scalare, correre, camminare per i monti è un'attività utile solo per se stessi, è un valore relativo rispetto a chi la esegue. Non ha un valore assoluto. Quello che per me è fantastico, difficile, emozionante per altri potrebbe essere un'impresa esagerata od una sciocchezza. È in relazione a me stesso che l'andare per montagne ed il modo di andarci assume rilevanza. 
La pratica in se posta in relazione a qualsiasi altra persona è un'azione assolutamente inutile! 
Per osmosi, quindi, anche il correre in montagna è qualcosa di inutile, di effimero, che trova valore solo in relazione a chi lo pratica. Impossibile che una corsa, tra i monti, breve o lunga che sia, rivesta lo stesso valore, emozione, intensità, tra persone diverse. 
Però, questa preziosa inutilità trova un suo senso d'essere quando incrocio, alla fine di una corsa, lo sguardo affaticato di un Trail Runner la cui gioia di vivere irrompe intensa nei miei occhi! 

Veramente ogni altra parola diviene...giustamente inutile....come quel vissuto per gli altri.

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